Astorino: «Il calcio dilettantistico rischia di sparire»

«Dilettanti, quale futuro?» Le risposte del presidente della Silana

Continua con Michele Astorino, presidente della Silana, il viaggio all’interno del calcio dilettantistico calabrese, ideato da GioiaSport insieme ad Antonello Merenda (Universo Dilettanti) e ReggioNelPallone (www.reggionelpallone.it). Abbiamo sintetizzato le problematiche che ai nostri occhi appaiono di maggior rilievo, decidendo di sottoporle, attraverso 4 domande, sia ai vertici istituzionali che ai Presidenti delle società interessate.

1) Il patto anticrisi tra il Presidente Tavecchio e le banche, che consiste in un microcredito da 10.000 euro a tasso agevolato, garantisce le iscrizioni ai campionati e quindi protegge la federazione dall’emorragia di rinunce; secondo Lei non si sarebbero potute adottare altre iniziative, tipo quella di chiedere ‘soccorso’ al calcio professionistico?

Il calcio professionistico, seppur in minima parte, usufruisce dei campionati dilettantistici, credo che un aiuto da parte loro sarebbe stato doveroso. Se si è optato per questa soluzione, che ritengo valida e noi della Silana abbiamo utilizzato, evidentemente è perchè la Federazione ha capito che non c’erano i margini per chiedere contributi ai professionisti.

2) Il Presidente Tavecchio si è spesso confrontato con Befera, capo dell’agenzia delle entrate, ai fini di ammorbidire una massiccia azione accertatrice che nell’intero stivale ha coinvolto centinaia di società; è pacifico che il futuro del dilettantismo si giochi proprio su questa partita, relativa alle fatturazioni per sponsorizzazioni sino all’importo di 200.000 euro. Quale è il suo pensiero in merito?

A mio modesto parere, il calcio dilettantistico rischia seriamente di sparire. Bisogna cercare di tutelarlo in tutti i modi, ben venga questa richiesta di Tavecchio.

3) Capitolo allenatori. Esiste una regola che protegge il rapporto lavorativo tra società e tecnici, i quali attraverso una specifica vertenza, riescono a recuperare l’intera somma pattuita pur essendo stati esonerati. Allo stesso tempo, diversi calciatori impegnati nove mesi a servizio della stessa società di appartenenza, spesso vengono retribuiti soltanto tre mesi, mentre l’allenatore che lavora tre mesi incassa il corrispettivo di nove mesi. Ritiene che siamo in presenza di una disparità di trattamento? In tal caso, quali soluzioni suggerisce?

Mi viene in mente un proverbio che credo faccia al caso, “A promettere e non dare, non restano figli da maritare”. Serve un pò di autocritica, credo la colpa in questo caso sia di noi società, almeno di alcune. Bisogna promettere e poco e garantirlo, altrimenti la categoria dei giocatori risulta evidentemente svantaggiata.

4) Capitolo calciatori. Meritocrazia e minutaggio, dovrebbero rappresentare le componenti basilari nella valutazione del rapporto economico tra società e calciatori. Sarebbe opportuno rispolverare il concetto del premio partita ed eventuali bonus legati agli obiettivi personali e di squadra, convertendo così il rapporto derivante dall’ingaggio fisso?

La soluzione dei premi partita e bonus per obiettivi raggiunti è valida, io però ne adotterei un’altra. Per far sopravvivere a lungo il mondo dilettantistico, bisogna puntare sui giovani. Introdurrei una norma che imponga alle squadre di essere composte per almeno il 50% da juniores, cosi si abbatterebbero i costi e si metterebbe in vetrina il meglio dei talenti italiani al di fuori del professionismo.

 

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