Peppe Infusino: «La Gioiese la mia vita, la maglia viola ce l’ho cucita dentro»

È stato il sogno da quando era bambino: indossare la maglia viola della Gioiese, una maglia che ha indossato per dieci lunghi anni passando dalla Promozione all’Interregionale. Una vita con la squadra della sua città per Peppe Infusino, legatissimo tutt’oggi alla Gioiese avendo dato anche il suo valido contributo negli anni addietro e più recentemente l’anno scorso rivestendo il ruolo di allenatore in seconda.

Ma cosa ha rappresentato la Gioiese per Peppe Infusino in tutta la sua lunga carriera di calciatore?

«Per me la Gioiese è stata la seconda famiglia ed il Cesare Giordano la mia seconda casa.  Mi sento ancora la maglia viola addosso nonostante siano passati tanti anni dall’addio. Sin da ragazzino il mio sogno è sempre stato giocare con la Gioiese, sogno che si è realizzato giocando per dieci anni di seguito conquistando due trionfi dalla Promozione all’Interregionale (oggi Serie D)».

Il ricordo più bello e quello che invece porti dentro con minore entusiasmo?

«Il ricordo più bello che ho è la vittoria del campionato di Eccellenza con una squadra composta dalla quasi totalità di giocatori e allenatore di Gioia Tauro. Ricordo che all’inizio non eravamo partiti per vincere il campionato perché c’erano squadre molto più attrezzate di noi (vedi Palmese, Corigliano e Nuova Melito); abbiamo fatto una partenza di campionato ad handicap perdendo la seconda partita ad Amantea, forse quella è stata quella sconfitta che ha fatto scattare la molla nella testa di noi giocatori. Ricordo che abbiamo fatto 14 vittorie su 15 in casa nostra ed una sola sconfitta con il Corigliano. Il ricordo che porto dentro con minore entusiasmo è rappresentato dalla mancata iscrizione della Gioiese al campionato di serie D per la stagione 2015/2016».

Perchè in passato c’era un legame più forte tra squadra e tifosi?

«Secondo me in passato c’era un legame più forte tra squadra e tifosi perché non c’erano altri diversivi oltre al calcio a Gioia. La Gioiese veniva prima di tutto, oggi i giovani sono distratti da altre cose».

Cosa manca oggi alla Gioiese per fare il salto di qualità (e per salto di qualità s’intende ovviamente il salto di categoria) auspicato e chiesto da tutti o la Città merita semplicemente la Promozione perchè i fatti non seguono le belle parole che leggiamo e sentiamo sui social e per le pubbliche vie?

«Quello che manca per fare il salto di qualità alla Gioiese è che secondo me si dovrebbe avere una struttura societaria molto allargata con i grossi imprenditori gioiesi e non solo vicini alla squadra per un importante contributo non solo economico».

Sei d’accordo con chi dice che la semidistruzione del Cesare Giordano ha in un certo senso tarpato le ali alla Gioiese?

«In un certo senso si, il Cesare Giordano era in un punto strategico della città essendo nel cuore della stessa. Il campo sportivo di via Rimembranze era un punto d’incontro anche quando non si disputava la partita, ci si riuniva e si discuteva della Gioiese, i tifosi organizzavano il tifo e le trasferte. Non appena il Cesare Giordano tornerà agli splendori di un tempo a Gioia tornerà l’entusiasmo di un tempo e la Gioiese ritornerà la squadra più seguita della provincia dopo la Reggina».

Per concludere, da padre di Lorenzo ma soprattutto da ex calciatore e da attuale addetto ai lavori, che giudizio dai sulla crescita di tuo figlio, oggi un tesserato del Locri in Eccellenza. Ci sono i margini per vederlo in categorie superiori?

«Per Lorenzo questo in corso è un anno un pò particolare perché è il primo campionato che gioca con gli adulti. In squadra con lui ha diversi giocatori (vedi Zampaglione, Petrone, Bertini, Saccà etc) e allenatore (Scorrano) di categorie superiori. Tutti giocatori dotati di carisma ed esperienza che sicuramente aiuteranno mio figlio nel percorso di crescita. Dove potrà arrivare lo potrà dire solo il rettangolo verde; però conoscendolo so che è uno che non si ferma al primo ostacolo, sa quello che vuole».

 

 

 

 

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