Quel boato di un pubblico che merita altre categorie

Il blasone di una Piazza si misura anche dalla cultura sportiva. E Gioia Tauro ha dimostrato di possederla

Una saetta “Viola” a 7 minuti dal termine della stracittadina gioiese ha squarciato il cielo plumbeo di Gioia Tauro, provocando un boato che adesso, con la copertura della tribuna nuova di zecca, agevola l’acustica di un pubblico che, col passare dei minuti, ha dimenticato la nuova infernale categoria d’appartenenza e si è gustato un match dai toni agonistici elevati ma che al triplice fischio, però, ha lasciato spazio solo agli abbracci a centrocampo. Non si sono certamente risparmiati i 22 in campo, anzi in alcuni frangenti il gioco maschio ha toccato i limiti della regolarità. Ma ci sta, nessuna delle due compagini voleva sfigurare davanti a Gioia Tauro sportiva, nessuno dei due team voleva iniziare il campionato col freno a mano tirato. Ed alla fine è stata un’invenzione del furetto Valerio Viola da San Ferdinando, attaccante dalla velocità stratosfrica, a regalare i tre punti al sodalizio guidato da mister Leonardis. Ecco che un gol si tramuta, quindi, in una miscellanea di emozioni e sensazioni; Quelle gioiose dei giocatori in maglia gialla (a tal proposito si spera dalla prossima gara di vedere la classica divisa viola in campo), quelle sconfortate dei rossoblu, i quali già pregustavano un pari che sarebbe stato accolto più che bene. E Poi, poi ci sono le emozioni di chi partecipa passivamente col fisico ma molto attivamente col cuore. Di quella gente che subisce le palpitazioni da partita, la voce rauca del giorno dopo e gli urli di goduria, di un gol arrivato sui titoli di coda, di un gol che non conosce categorie in una Città che avrebbe meritato ben altre categorie, di un gol che ha un solo colore, quello Viola.

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