JIMMY MICARI APRE IL LIBRO DEI RICORDI

Jimmy Micari in un "Cesare Giordano" tutto esaurito

È un “ragazzo” gioiese classe 1973, legatissimo alla sua città ed alla maglia viola, che ha indossato con grande orgoglio. Negli anni ’90 era il “Roberto Carlos” della Gioiese, un terzino sinistro esplosivo, bravo in fase difensiva e propositivo nella zona d’attacco. I tifosi gioiesi ricordano, ancora, una sua perla su punizione in quel di Tropea, in una partita pirotecnica, almeno sotto il profilo del risultato, conclusasi 3-3. Stiamo parlando di Girolamo “Jimmy” Micari, cresciuto calcisticamente nell’Ideal Gioia e con trascorsi nella Mignini, nella Marines, negli allievi della Reggina Calcio e nella Rosarnese, squadra quest’ultima con la quale Micari ha conquistato il titolo di campione regionale dopo aver stravinto il campionato under 18 e stabilendo un record assoluto di 30 vittorie su 30 partite disputate. A 18 anni l’approdo nella Gioiese, nelle cui file Micari ha militato per ben 7 anni. Girolamo Micari, come sempre alquanto disponibile e cortese, ha concesso un’intervista a GioiaSport, nella quale rievoca i momenti più salienti ed emozionanti della sua carriera di calciatore con approfondimenti, aneddotti, curiosità e strali finali.

Che ricordi ha del suo passato calcistico Girolamo Micari?

«i ricordi sono fantastici, dalle prime partite giocate in piazza Duomo al primo campionato di pulcini ricordo ogni singola gara perchè da giovane non pensavi ad altro che tirare calci ad un pallone».

Descrivi le emozioni che hai provato indossando la gloriosa maglia viola.

«Da ragazzino mio padre mi portava al campo a vedere la Gioiese in C2 e ricordo il tifo della gente per quella maglia viola che per me era più affascinante dell’azzurro nazionale, e poi a distanza di anni quando l’ho indossata è stata come una seconda pelle. L’emozione della prima partita in casa disputata davanti ad una imponente cornice di pubblico è stata qualcosa di indescrivibile; ricordo che le gambe mi tremavano. In porta c’era Gentiluomo e giocare con lui per me, che l’avevo visto ed apprezzato da fuori, è stato veramente bello».

Il ricordo più bello della tua carriera da calciatore e se lo ritieni quello meno positivo.

«Il ricordo più bello e’ stato sicuramente la promozione in Interregionale; dietro di noi si sono piazzati i “nemici” storici della Palmese, quindi la vittoria è stata più entusiasmante. Il ricordo più brutto è stato quando hanno smantellato una squadra perfetta che con pochi innesti poteva dire la sua anche in serie D. Sono arrivati giocatori dalla serie C, ritiro da nababbi a San Giovanni in Fiore e stipendi d’oro; alle prime difficoltà siamo rimasti solo quelli di Gioia Tauro senza prendere un soldo ed abbiamo salvato la squadra dalla retrocessione grazie anche ad un mio gol nello scontro diretto con la Cariatese. Voglio rimarcare che il miglior presidente che ho avuto è stato Nandino Macrì, gli altri hanno fatto solo chiacchiere».

Il gol da cineteca del 3-3  in zona “Cesarini” su punizione dal limite in un Tropea-Gioiese degli anni 90’ è una icona indelebile tra i tifosi gioiesi. Le sensazioni di Micari quando è trascorso diverso tempo da quella partita.

«Quel gol ci ha consentito di rimanere in testa a 2 giornate dalla fine, ricordo ancora quando ho calciato la punizione dal limite dell’area, ho subito pensato che fosse adatta per un sinistro come me. Sul pallone c’era Gigi Surace, un cecchino infallibile da quella posizione; gli ho chiesto di poterla battere, era quasi il 90°, Surace mi ha risposto se te la senti tira. Ho avvertito grandi responsabilità ma nello stesso tempo sono rimasto piacevolmente stupito dalla fiducia dei miei compagni a soli 21 anni. Ho tirato e la palla è andata a finire sotto l’incrocio dei pali».

Che differenze ci sono secondo Micari tra il calcio dilettantistico di oggi e quello del Micari calciatore?

«Se avessimo giocato oggi con quella squadra non avremmo avuto rivali: i fratelli Infusino, Peppe Pedullà, Rocco Spanò, Gigi Parrelli, Surace, Cambrea, Maiolo, Mario Dal Torrione tutta gente di carisma oltre ad essere stati bravi calciatori. L’uomo che ci faceva fare la differenza era, però, Mario Spanò un autentico leader in campo e fuori, non avevamo paura di nessuno, era lui che ci proteggeva. Io ricordo che a 17 anni ero titolare nella Gioiese; oggi i fuori quota hanno abbassato tanto il livello, magari c’è gente più grande e più forte di loro che deve stare in panchina perchè le disposizioni della Lega sono chiare a tutti, ma io credo che se uno è bravo debba giocare lo stesso».

Secondo Micari, chi è stato l’allenatore che gli ha dato molto in ambito di conoscenze del gioco del calcio?

«Di allenatori bravi ne ho avuti tanti, senza ombra di dubbio il mio mister per eccellenza è stato Gianfranco Cannatà: è lui che mi ha insegnato a fare le diagonali e le sovrapposizioni. Quando noi giocavamo a zona e facevamo pressing le altre squadre giocavano con il libero staccato ed a uomo».

Il derby Gioiese-Palmese del passato come lo viveva Girolamo Micari?

«Ricordo solo prestazioni brutte nei derby perchè la tensione era alle stelle già da un mese prima che venisse giocata questa partita. Ricordo le battaglie in campo e gli sfottò che ne conseguivano dopo, ma era sempre tutto troppo bello. E dopo il 90’ ci si stringeva la mano».

Da qualche anno il calcio a Gioia Tauro è rappresentato dalla Nuova Gioiese. Come giudica l’andamento in campionato fino al momento della squadra di Rombolà?

«Al Sig. Rombolà voglio dire di non mollare; è rimasto solo lui, è la nostra unica speranza. In ogni caso sta facendo un ottimo lavoro, già aver riportato il campionato di Eccellenza a Gioia Tauro è sicuramente un grande merito».

Pensi ci siano i presupposti affinche’ – in un tempo non molto lungo – la città di Gioia Tauro possa ritornare in serie D?

«Lo  spero con tutto il cuore perche sono un gioiese che ama questa maglia e questa Città. Se mi posso permettere vorrei solo fare i complimenti a chi ha avuto la fantastica idea di distruggere il Cesare Giordano togliendo le curve e le tribune; ovviamente il mio è puro sarcasmo, con l’abbattimento delle curve e delle tribune del Cesare Giordano hanno rovinato un museo del calcio».

AC Gioiese 90/91 (Micari è il terzo in piedi da sinistra)

© Riproduzione riservata