IL GIORNALISTA ROBERTO SAVERINO A TUTTO CAMPO: “PER FARE CALCIO A CERTI LIVELLI SERVONO DETERMINATI PROGRAMMI….”

Roberto, come nasce la tua passione verso il mondo del giornalismo ?

Nasce quasi per caso. Da piccolo i miei cugini mi portavano a vedere le partite della Gioiese e, crescendo, mi è rimasta questa passione. Col tempo ho iniziato a seguire anche altre partite e ad archiviare, su carta e su pc, dati, risultati e classifiche del calcio dilettantistico. Quindi nel 1997 chiesi al quotidiano “il Domani” se avevano bisogno di una rubrica sui Dilettanti e tutto cominciò da lì, anche se fu una breve esperienza (tre mesi), senza alcuna retribuzione. Qualche mese dopo aver interrotto il rapporto, la redazione vibonese de “Il Quotidiano della Calabria” mi chiese se volevo iniziare a collaborare e nel luglio del 1998 ha avuto avvio la mia avventura, questa volta molto più seriamente, nel mondo del giornalismo”.

Il calcio dilettantistico è parte integrante della cultura sportiva dei calabresi. Secondo te molti meriti sono ascrivibili alla stampa ? Se si, in che percentuale ?

La stampa ha tantissimi meriti, anche se non sempre vengono riconosciuti ed evidenziati. E’ vero che bisogna dire grazie a tutte quelle persone che investono nel calcio dilettantistico, ma provate a pensare come sarebbe questo mondo se non trovasse spazio sulla stampa, ma anche nelle radio, nelle tv e su internet. Sapremmo poco o nulla, invece grazie ai mezzi di informazione sappiamo tutto, o quasi. Non è un’esagerazione affermare che il 70-80% della crescita del movimento è merito della stampa.

Paradossalmente una Città con una squadra da primato in Eccellenza è più seguita rispetto ad un’altra che ha un andamento lacunoso in serie D. Come spieghi tutto ciò ?

Perché a fronte di squadre espressione di cittadine con grandi tradizioni sportive, ce ne sono altre che vivono pochi anni di gloria e poi repentinamente spariscono. Tante società sono nate con progetti ambiziosi, pur non avendo dietro alcun seguito di pubblico, e dopo poco sono scomparse dalle scene. Per fare calcio a certi livelli servono determinati programmi, che sappiano coinvolgere tutta la cittadinanza ed il comprensorio, partendo dalla Scuola calcio e dal Settore giovanile, riuscendo altresì ad avere il sostegno delle varie amministrazioni comunali, ma non sotto forma di elargizione di denaro, bensì di strutture sportive da creare e da mettere a disposizione di chi dimostra, con i fatti, di voler fare le cose con un certo criterio. E’ questa l’unica strada per fare calcio a certi livelli e per coinvolgere ragazzi e tifosi.

Nel campionato di Eccellenza Montalto e Acri sembrano avere una marcia in più rispetto alle altre contendenti. Si tratta secondo te di una corsa a due oppure ci sono i margini per l’inserimento di altre compagini ?

Lo Scalea, seppur in ritardo, ha i mezzi per recuperare il terreno perduto, a patto di non steccare più (e questo potrebbe essere un problema). Certamente il vantaggio di Acri e Montalto è consistente e poi, quest’ultimo, ha dato vita ad una campagna di rafforzamento non indifferente. Anche il Roccella, a mio parere, resta in corsa e attenzione al Soverato. E’ una squadra che gioca bene e che sulle ali dell’entusiasmo potrà rimanere aggrappata al carro dei vincitori fino all’ultimo”.

Dopo la radiazione della gloriosa AC Gioiese 1918 e le conseguenti nefaste scomparse di alcune società gioiesi (Calcio Riunite e GS Gioia Tauro), la Città della Piana ha riscoperto la passione verso il calcio grazie al progetto della N. Gioiese che, con Rombolà presidente, dalla Seconda categoria è approdata in Eccellenza. Una tua valutazione in tal senso.

La Gioia Tauro calcistica aveva bisogno di recuperare credibilità ed entusiasmo. Questo lo si ottiene non con l’improvvisazione e spendendo e spandendo a più non posso, senza alcuna logica né competenza, come è stato anche fatto in precedenza, ma con la politica dei piccoli passi e dell’oculatezza. Il presidente Rombolà ha avuto il merito, e l’abilità, di essere innanzitutto serio e credibile, di essere una persona perbene (una cosa che non è mai scontata, purtroppo, nel calcio dilettantistico) e di riportare entusiasmo con i risultati, ma senza mai strafare o fare passi più lunghi della gamba. Adesso bisogna insistere, puntando soprattutto sul settore giovanile, quindi l’amministrazione comunale dovrebbe mettere il presidente Rombolà in condizione di lavorare bene e di avere un terreno di gioco degno di tal nome e, infine, ma qui forse entriamo nel mondo dei sogni, far sì che al Polivalente di Contrada Lacchi vengano portate a compimento le opere necessarie per renderlo idoneo ad ospitare gare di categoria superiore. Una volta fatto ciò, magari consolidando ed ampliando la struttura societaria, si potrà pensare a qualcosa di più grande e consono alla storia ed alle tradizioni della Gioiese e più confacente ad un realtà, quella della Piana di Gioia Tauro, che ha le potenzialità per supportare il professionismo”.

Come analizzi l’andamento della N. Gioiese nel campionato corrente ?

Può sembrare una frase scontata, ma l’Eccellenza, quando non si fanno giochi e giochetti, è un torneo di grande difficoltà. La squadra di Nocera ha steccato qualche partita in casa e questo deve far riflettere sia sul terreno di gioco, sia sul modo di affrontare gli avversari. E’ una squadra che segna poco e subisce altrettanto e che comunque ha speso due o tre volte meno di compagini che le sono davanti. Finora il bilancio è sufficiente (e nel conto ci metto anche la crescita dei giovani), ma non può bastare, anche se i viola sono a -2 dal 5° posto, un obiettivo che può essere centrato ritrovando quella continuità di risultati interrotta a Bovalino”.

Manca secondo Te un forte attaccante alla N. Gioiese, una punta c.d. “top class”, oppure ritieni che il dato statistico relativo al reparto offensivo viola, fino al momento non particolarmente esaltante, sia soltanto effimero ?

Lo Scalea in attacco ha calciatori del calibro di Longo, Prete, Pagano e, fino a pochi giorni addietro, Guastella, eppure ha siglato appena 3 gol in più della Gioiese. E questo è già un dato da tenere presente. Insomma: avere un attaccante top class non comporta automaticamente il fatto di segnare gol a grappoli, fermo restando che le punte che segnano costano parecchio e sappiamo bene che la Gioiese si muove entro un budget che giustamente non intende sforare. Detto questo, è evidente che mancano i gol di Alessi e che Savino ha perso lo smalto della passata stagione. Avere in organico due attaccanti che segnano appena 2 gol è un bilancio pessimo i cui effetti si ripercuotono anche in termini di classifica. Sta a loro ritrovare confidenza con la porta, ma anche al tecnico metterli in condizione di colpire. Secondo me, se si sblocca, Alessi non la smette più e se Savino ritrova la porta, arriva in doppia cifra. E’ vero: ci sono troppi “se”, ma occorre dargli ancora fiducia, perché sono centravanti che i gol li hanno sempre fatti e poi va considerato che Sasà Alessi veniva da una stagione tribolata”.

Per concludere, un tuo commento sulla classe arbitrale calabrese.

Bisogna dare una mano di aiuto al mondo arbitrale, perché stiamo assistendo ad un calo di iscritti che alla lunga potrebbe avere ripercussioni sul mondo dilettantistico. In queste categorie si testano gli arbitri più giovani, perché a tutti i livelli, dalla Serie A alle competizioni europee, si è abbassata l’età media, nel senso che c’è richiesta di arbitri giovani. Nelle nostre categoria, pertanto, bisogna avere pazienza con i direttori di gara, ma bisogna farlo con i fatti e non con le parole. E’ vero che a fronte di arbitri bravi ce ne sono altri insicuri, inesperti e che sbagliano magari più di quanto uno si aspetti, però la stessa rabbia che c’è verso un arbitro, guarda caso non c’è mai verso un proprio attaccante che sbaglia un gol, un portiere che fa una papera, un allenatore che sbaglia tattica. A mio parere, il livello della classe arbitrale è più che sufficiente, con punte di eccellenza e con qualche direttore di gara inadatto a dirigere, ma anche questo va aiutato, fermo restando che certi eccessi di protagonismo, tipici di alcune giacchette nere, non aiuta a sfumare toni e contorni”.

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