Avella in esclusiva: «La città non può rimanere indifferente al progetto GIOIESE!»

Riceviamo e pubblichiamo in esclusiva una lunga lettera indirizzata dal presidente della Gioiese, Alessandro Avella, alla nostra redazione. Il giovane massimo esponente del sodalizio viola invia segnali precisi al mondo dell’imprenditoria locale ed a tutta la città.

«In questi giorni è venuta fuori una lunga disamina sui giornali riguardo le società dilettantistiche afflitte (chi più chi meno) da problemi economici e strutturali, la GIOIESE è fra queste, ma vediamo qual’è la realtà dei fatti, semplice ma alquanto dolorosa. Le serie dilettantistiche sono campionati in cui moltissime società ci rimettono, quest’anno come in passato ci saranno altrettanto società che andranno in difficoltà già dall’iscrizione al campionato, figuriamoci come arrivare a Dicembre o a terminare la stagione senza considerare gli imprevisti e le penality. Ciò per ribadire che oggi mancherebbero le risorse, i supporter, i partner, ed i costi di gestione che sono di gran lunga superiore alle entrate economiche, che a questi livelli vi posso assicurare sono pressoché pari a 0 se paragonate alle reali necessità del Club. Anzitutto mi preme sfatare il mito della funzione di “lavatrice fiscale” di denaro illecito per intenderci, in quanto è resa vana dalle norme anti-riciclaggio, così come il falso strumento della squadra di calcio come vetrina per la “visibilità politica” è un gioco che non vale più la candela, il sottoscritto infatti non ama apparire (preferisco fare le foto o i video ai miei ragazzi ed allo staff piuttosto che i selfie), è non sono neppure un militante politico iscritto ad alcun partito, anche se oggi Lega e M5S non mi dispiacciono affatto. Per decenni il calcio dilettantistico è stato così dipinto, oggi a mio avviso non può più esserlo. I modelli “virtuosi” di proprietà unica (patron) sono mosche bianche rispetto alla miriade di società sportive afflitte da problemi economici e indebitamenti folli pur di raggiungere determinati obiettivi per cercare di non sfigurare o di non retrocedere. Il modello (patron) o proprietario unico ed esclusivo del club, facoltoso milionario disposto a spendere per il solo gusto di intrattenimento delle folle, è senza ombra di dubbio giunto al capolinea, salvo alcuni e rari casi. Il calcio a questi livelli è per lo più fattore e fonte di indebitamento, debiti che fortunatamente noi non abbiamo, e che non intendiamo fare, ma abbiamo dovuto saper rinunciare a tante cose, tra cui forze “fresche” in campo al pari di altre squadre che solitamente schierano per rimediare dei punticini in classifica, ma che non sempre riesce. E’ necessario dunque un cambiamento, partendo dai tifosi e dagli addetti ai lavori, e dev’essere visto come elemento socio-culturale che per sopravvivere deve inserirsi ed essere apprezzato inevitabilmente all’interno del tessuto economico di una comunità, nel nostro caso in quello della città di Gioia Tauro, dove sono nato, cresciuto, e vissuto, e che non credo oggi possa rimanere indifferente al nostro (di tutti) progetto GIOIESE. Nella maggior parte dei casi inoltre c’è il problema delle strutture, stadio, campetti d’allenamento e strutture ricettive per il settore giovanile sono pressoché assenti, o non in condizioni tali da poter essere utilizzati al meglio. A volte per mancata o non corretta manutenzione, a volte (cosa ancor più grave) per mancanza di idoneità/agibilità come purtroppo lo è stato per la GIOIESE la passata stagione. Le società sono così costrette a rimediare, pagando affitti a destra e a manca, arrangiandosi in campi a 5 o a 8 (anziché a 11), abbassando notevolmente il livello degli allenamenti, in quanto discontinui e complicati a livello logistico. La GIOIESE dunque ci tengo a sottolinearlo è stata una delle società che ha maggiormente sofferto nella passata stagione del proprio Girone “B”, per la mancanza di strutture idonee a svolgere la propria attività, costretta infatti all’esilio in quel di San Ferdinando (RC) e Varapodio (RC), e come ho sempre detto ed affermato è impensabile quanto impossibile ripetersi. Perciò, risulta fondamentale per una sana e corretta ripartenza del movimento calcistico a Gioia Tauro (seconda cittadina soltanto al capoluogo Reggino) migliorarsi dal punto di vista delle strutture sportive. Per fare calcio in modo sano e serio ci dev’essere un altrettanto sano obiettivo, non solo da parte di coloro che amministrano la città, ma anche e soprattutto da chi la abita e da chi la vive, solo così si può “crescere” ed andare avanti tutti insieme. Il nostro dunque è anche un problema “strutturale” che abbiamo ereditato, in quanto negli ultimi 10/20 anni (forse anche di più) non si è investito a mio modesto dire “sano” nello sport. Si è pensato per lo più allo “squadrone”, alle categorie, e non invece a valorizzare ed impreziosire una struttura degna di praticare sport in grado di ospitare e far crescere i giovani come “serbatoio” di ragazzi per il futuro. L’Ente Comune di Gioia Tauro, anche se commissariato e contrariamente a quanto si pensi, è stato sin da subito sensibile al nostro problema, tant’è che assieme abbiamo intrapreso una collaborazione formale e fattiva che sicuramente col tempo darà i suoi frutti in termini di rivalutazione e fruizione della struttura, di crescita sociale e perché no anche sportiva. La GIOIESE, che da 1 anno rappresento in qualità di Presidente, sta dedicandosi con le proprie forze alla manutenzione ordinaria ed all’ammodernamento di una delle strutture principali sportive presenti nella città, il Polivalente “P. Stanganelli” sito in c.da Lacchi. Struttura che negli anni è stata “devastata” ed in stato di totale abbandono, motivo per cui non è stato ritenuto idoneo all’uso la passata stagione. Ecco sopraggiunti i dubbi di come affrontare il campionato di Promozione 2018/2019, senza a tutt’oggi aver ricevuto risposte positive nè dai cittadini nè dalle imprese locali.
Il Presidente – Alessandro Avella»

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