Rosario Schiavone: un risveglio triste per la Città del Porto

Dal responsabile della comunicazione della L.C. Nuova Gioiese, Rosario Schiavone, riceviamo e pubblichiamo:

Purtroppo è sempre stata una regola di vita, che le cose si apprezzano quando si perdono. È un risveglio triste quello di oggi per la città del Porto, che dopo aver assaporato per qualche anno l’ebrezza ed il sapore del calcio che conta, si ritrova d’un tratto senza squadra. Patron Rombolà, dopo un decennio di scalate e successi sportivi dice stop. Il campanello d’allarme suonava oramai da troppo tempo, già all’inizio della scorsa stagione, il presidente, aveva espresso chiaramente l’impossibilità a continuare a far fronte da solo agli ingenti impegni economici che la categoria comporta. 300 mila euro circa, per affrontare un campionato secondo il suo ‘stile’, con decoro e dignità. Ed orgoglio, aggiungiamo noi, lo stesso orgoglio che gli ha impedito di retrocedere sul campo lo scorso anno per ritornare ai costi più accessibili dell’eccellenza, e fargli conquistare una altra costosa, sofferta, quanto esaltante salvezza e sperando che nonostante le delusioni fin lì ricevute qualcosa sarebbe cambiato. Allora Grazie presidente! Grazie a nome di tutta la città, a nome degli sportivi, a nome di quanti come noi hanno potuto gioire e cantare a squarcia gola, con i brividi sulla schiena, pieni d’orgoglio negli stadi più prestigiosi del sud : “NOI SIAMO DI GIOIA TAURO”. Forse la città stordita dal frastuono della campagna elettorale, non ha avvertito questo allarme, forse la nuova amministrazione tra tante emergenze da affrontare non ha dato a questa vicenda la giusta attenzione, certo è che il calcio a Gioia fallisce, ed insieme a lui fallisce anche un poco la città.
Sulle vicende intercorse in questi tre mesi e culminate con gli ultimi incontri al comune la verità è che alla riunione indetta dal Sindaco con gli imprenditori locali, non si è presentato nessuno, o meglio, se ne è presentato solo uno. Uno che a Reggio Calabria fa la serie A di basket, il quale, perdonateci se parliamo di soldi, si impegnava subito per una cifra pari ad un decimo della somma necessaria alla sola iscrizione, ma comunque almeno c’era! Avrebbe potuto fare di più? Non possiamo essere noi a dirlo. L’iscrizione ( 50.000 euro tra fideiussione e versamento) è solo un preliminare, poi c’è subito il ritiro, il vestiario, la squadra, lo staff tecnico, un susseguirsi immediato di “spese”. Tutte le altre somme nominate in questi giorni di frenetica attività per la salvezza sono tutte “virtuali” nel senso che sono state “promesse” ma materialmente questi soldi non li aveva nessuno giorno 22 luglio per provvedere all’iscrizione. Purtroppo, l’amara verità è che la città non è all’altezza della categoria, non siamo di serie D. Ma le responsabilità non possono essere di tutti, altrimenti equivarrebbe a dire che non sono di nessuno. Le maggiori responsabilità, a nostro avviso, ce le ha la politica e l’imprenditoria locale, perché qui non si tratta solo di “pallone”, la Gioiese è un simbolo, il simbolo di una città, ricca e avida, che non crede nei valori sociali dello sport, della crescita comunitaria, e che non esprime alcun senso d’orgoglio d’appartenenza.
Siamo profondamente delusi, delusi per quei tifosi che invece meritavano la serie A, la Champions, quelli che ci hanno sempre messo la faccia, il cuore, la voce, i soldi ed ogni loro energia. Gente che ama lo sport e la propria città, gente che abbandona moglie, figli e famiglie per sostenere la propria squadra, macinando chilometri, viaggiando scomodi, mangiando panini, solo per una maglia, ma una maglia magica, una maglia viola.

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