Calabria Ora: Una squadra senza frontiere

Si chiama Koa Bosco ed è composta da ragazzi africani

Se in diversi campi di Serie A il fenomeno della discriminazione razziale non sembra placarsi, come dimostrano i recenti provvedimenti nei confronti di alcune curve, in Calabria, e più precisamente tra Rosarno e San Ferdinando, nasce un’iniziativa diametralmente opposta a tutto questo e che è destinata a far parlare di sé anche oltre il confine regionale.  Grazie all’impegno del giovane parroco della chiesa Sant’Antonio di Padova della contrada Bosco di Rosarno, don Roberto Meduri, è stata affiliata da qualche settimana alla Federazione Italiana Giuoco Calcio l’Asd Koa Bosco, formazione composta da soli ragazzi africani delle tendopoli che disputerà il campionato di Terza Categoria calabrese da qui a qualche settimana. Un’iniziativa, inserita nell’ambito del progetto “Uniti oltre le frontiere”, “finalizzata al riscatto sociale degli africani nella Piana e senza scopo di lucro”  come si legge nel comunicato della società la quale ha comunque precisato che “gli eventuali proventi attivi verranno investiti per intero nell’assistenza degli stessi immigrati”. Don Roberto parla alla squadraUna realtà nata in una zona che nel gennaio 2010 balzò agli onori della cronaca nazionale e internazionale per via della ormai celeberrima rivolta di Rosarno che vide oltre mille immigrati manifestare il loro malessere  mettendo a ferro e fuoco le strade della città pianigiana. Da allora però qualcosa sembra essere cambiato, grazie anche all’impegno dei comuni interessati dal fenomeno, della diocesi, del Banco Alimentare della Calabria e delle singole parrocchie tra cui quale della chiesa di Sant’Antonio di Padova dalla cui Caritas parrocchiale è nata l’idea della squadra di calcio.  “Le difficoltà non mancano e c’è la consapevolezza che ci sarà ancora molto da lavorare  – fa sapere don Roberto Meduri con una nota – , specialmente nel superamento di certe barriere sociali ma, di sicuro, rimarrà sempre il segno di un gruppo disomogeneo per nazionalità e tribù di africani che si sono integrati per dare un messaggio d’amore e solidarietà che già li rende campioni nella partita della loro vita. Dare la vera opportunità di affrancare se stessi: questa l’idea che ha dato vita al progetto “Uniti oltre le frontiere”. Essere i protagonisti di un riscatto che rappresenti la rinascita per gli extracomunitari presenti sul territorio, che scaturisca dal basso e dai sacrifici degli stessi africani. Abbiamo scelto il calcio per portare avanti il nostro progetto poiché oltre ad essere lo sport più seguito, è il gioco di squadra per eccellenza e rappresenta l’armonia della collaborazione. Nel mondo del pallone ci sono tanti ruoli, all’interno della società, della squadra che scende in campo, dei supporter ma tutti indispensabili per far sì che possa nascere una grande famiglia”. Diversi i giovani che hanno aiutato don Roberto nel portare avanti questa iniziativa e che faranno parte dell’organigramma societario. Su tutti il direttore generale Domenico Bagalà e il responsabile tecnico Domenico Mammoliti i quali si sono prodigati al fine di mettere in piedi questo progetto. Loro, insieme al segretario Angelo Paiano e all’allenatore dei portieri Antonello Meduri rappresentano la sola parte italiana della dirigenza. Il resto, cosi come la squadra, è composta esclusivamente da ragazzi africani. Come Khadim che si occuperà delle pubbliche relazioni, Masseck e Ibrahima, entrambi senegalesi che avranno il compito di assistere la squadra durante le partite. Il traduttore Magatte Diop, anch’esso del Senegal come anche il preparatore atletico Mbengue Bassirou e l’osservatore Amar Alassane. Un’iniziativa che fa bene al calcio quella messa in piedi a Rosarno e che ha già raccolto il plauso a tutti i livelli della Figc (che insieme a Fifa e Uefa è da anni in prima linea nella lotta al razzismo), a partire dal presidente della Lnd Calabria Saverio Mirarchi che oltre a congratularsi con gli stessi fautori dell’iniziativa ha donato alla società, come Comitato Regionale, due reti per porte da calcio. La squadra intanto si allena sul campo di via Garanta a Palmi, a due passi dall’uscita autostradale, mentre disputerà le proprie gare interne di campionato allo stadio “Giovanni Paolo II” di Rosarno. Undici giocatori in campo che rappresenteranno la voglia e la determinazione di chi ormai si sente parte integrante di questo territorio come questi ragazzi delle tendopoli.

Articolo tratto dall’edizione odierna di Calabria Ora a firma di Francesco Falleti

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