Di Dieco: «Percorriamo la strada della legalità»

«Dilettanti, quale futuro?» Le risposte del presidente del Castrovillari

Continua con Alessandro Di Dieco, presidente del Castrovillari, il viaggio all’interno del calcio dilettantistico calabrese, ideato da GioiaSport insieme ad Antonello Merenda (Universo Dilettanti) e ReggioNelPallone (www.reggionelpallone.it). Abbiamo sintetizzato le problematiche che ai nostri occhi appaiono di maggior rilievo, decidendo di sottoporle, attraverso 4 domande, sia ai vertici istituzionali che ai Presidenti delle società interessate. Fino al mese di luglio, pubblicheremo gli interventi degli attori protagonisti, o se preferite di coloro i quali finanziano direttamente questa variegata ed appassionante realtà.

Alessandro Di Dieco

1) Il patto anticrisi tra il Presidente Tavecchio e le banche, che consiste in un microcredito da 10.000 euro a tasso agevolato, garantisce le iscrizioni ai campionati e quindi protegge la federazione dall’emorragia di rinunce; secondo Lei non si sarebbero potute adottare altre iniziative, tipo quella di chiedere ‘soccorso’ al calcio professionistico?

Si tratta di un’iniziativa valida, dà un po’ di respiro alle società. A mio parere la somma è un po’ esigua, le spese che una società dilettantistica deve affrontare a inizio stagione sono senz’altro superiori a 10 mila euro.

2) Il Presidente Tavecchio si è spesso confrontato con Befera, capo dell’agenzia delle entrate, ai fini di ammorbidire una massiccia azione accertatrice che nell’intero stivale ha coinvolto centinaia di società; è pacifico che il futuro del dilettantismo si giochi proprio su questa partita, relativa alle fatturazioni per sponsorizzazioni sino all’importo di 200.000 euro. Quale è il suo pensiero in merito?

Credo si debba percorrere la strada della legalità. Oltre a una pressione fiscale eccessiva, l’Italia si trova in questa difficile situazione perché in tanti non pagano le tasse. Bisognerebbe trovare un compromesso equo, pagare meno tasse e pagarle tutti, anche con le sponsorizzazioni sono da evitare artifici che permettono di gonfiare le fatture.

3) Capitolo allenatori. Esiste una regola che protegge il rapporto lavorativo tra società e tecnici, i quali attraverso una specifica vertenza, riescono a recuperare l’intera somma pattuita pur essendo stati esonerati. Allo stesso tempo, diversi calciatori impegnati nove mesi a servizio della stessa società di appartenenza, spesso vengono retribuiti soltanto tre mesi, mentre l’allenatore che lavora tre mesi incassa il corrispettivo di nove mesi. Ritiene che siamo in presenza di una disparità di trattamento? In tal caso, quali soluzioni suggerisce?

La disparità in effetti esiste. Il problema è alla radice: bisogna pagare i dipendenti per i mesi di servizio prestati. Cosi come i giocatori, in caso di cessione, vengono pagati sino al trasferimento, lo stesso dovrebbe accadere con gli allenatori. Il pagamento si interrompe nel momento in cui un allenatore non lavora più per una determinata società.

4) Capitolo calciatori. Meritocrazia e minutaggio, dovrebbero rappresentare le componenti basilari nella valutazione del rapporto economico tra società e calciatori. Sarebbe opportuno rispolverare il concetto del premio partita ed eventuali bonus legati agli obiettivi personali e di squadra, convertendo così il rapporto derivante dall’ingaggio fisso?

Innanzitutto va chiarito che quanto le società promettono a inizio stagione, poi devono garantire. Quanto agli ingaggi, credo che oltrepassato il minimo federale (7500 euro per la categoria nella quale milita il Castrovillari) i giocatori su quella cifra eccedente dovrebbero pagare le tasse. Anche eventuali bonus e premi partita li considererei con tasse a carico dei giocatori, cosi come funziona in qualsiasi altro tipo di rapporto lavorativo.

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