Gioiese Football Club, di certo, ad oggi, c’è solo il nome?

I tifosi sui social network iniziano a manifestare qualche preoccupazione in merito al futuro del club

Le certezze, in questa delicata fase della storia del team pianigiano, sono due: il 13 luglio, quale scadenza dei termini per l’iscrizione al prossimo campionato ed un nome affascinante, che sa di club d’alto rango. Addio alla Libero Calcio Nuova Gioiese, se la L.N.D. darà il suo placet potremo dire benvenuta alla Gioiese Football Club, che conserverà la stessa matricola e lo stesso punteggio della Nuova Gioiese, ma che della vecchia società, fondata dal mitico don Cecè Ioculano e da Cosimo Altomonte, manterrà anche una prerogativa inquietante degli ultimi anni: l’instabilità. Ci risiamo, quindi, oramai è divenuta una consuetudine, l’estate del tifoso gioiese assume i contorni grotteschi di una tortura e non solo per le condizioni climatiche, ultimamente variabili. Il futuro della squadra del cuore è, ad ogni fine stagione, un’incognita. Un susseguirsi di cadute clamorose, alternate a trionfi incredibili. Come quello della stagione appena conclusa, nella quale la squadra affidata alle cure di mister Nino Leonardis, dopo aver perso la D in un amen, è riuscita nell’impresa di ripartire dalla Prima Categoria e vincere tutto ciò che c’era da vincere, un triplete storico e meritato che ha consacrato l’allenatore “bagnaroto”. Lo stesso che pochi giorni addietro, forse scoraggiato dal mutismo che ha circondato il sodalizio, ha salutato Gioia Tauro e la Gioiese, per approdare alla corte dell’ambizioso Bocale, squadra che non nasconde la volontà di vincere il torneo di Promozione. Il clamoroso e consentiteci, anche un po’ troppo frettoloso divorzio tra Leonardis e la Gioiese è arrivato dopo le dimissioni del d.s. Domenico Bagalà, il quale ha rimesso il mandato chiedendo lumi alla società, sul proprio futuro e, soprattutto, sul futuro che attende la gloriosa maglia viola. Ma le attese di Bagalà, al momento, sono risultate vane. Nessuna risposta è arrivata dal binomio Schiavone-Avella, ad oggi gli unici due “reggenti” di un club che ha nelle mire l’azionariato popolare e, quindi, diventare di proprietà del popolo viola. Una società che, a detta del suo giovane presidente: «sta lavorando per trovare le risorse necessarie ad affrontare il campionato, ma che non compierà il passo più lungo della gamba, senza le adeguate garanzie». Già perché alle porte c’è un torneo, che sia Eccellenza (ad oggi le speranze di ripescaggio sono ridotte al lumicino n.d.c.) o Promozione, da programmare, un direttore da sostituire (qualora s’interrompesse davvero il rapporto con Bagalà), uno staff tecnico da ingaggiare (ed a tal proposito il nome del nuovo allenatore potrebbe uscire dal di fuori di un ventaglio d’ipotesi sciorinate sui mezzi d’informazione in questi giorni) ed una squadra da costruire. Poi c’è il nodo “stadio” che, a quanto pare, vedrà la compagine metaurina ancora coinquilina di tutte le altre realtà calcistiche della Città e quindi impossibilitata a ripristinare il manto erboso, a meno che non si sblocchi la situazione “Cesare Giordano” ad oggi un cantiere in sospeso. Incognite su incognite, legate a sviluppi, si spera, positivi con sponsor di rilievo che potrebbero dipanare tutte le nubi nere all’orizzonte. Chi vivrà, vedrà, dice il proverbio, ma i tifosi, quelli veri rimasti, iniziano a dare segnali d’insofferenza sui social network, chiedendo chiarezza alla società e soprattutto chiedendo la certezza di esistere per non arrivare a raschiare il fondo di un barile, già toccato la scorsa estate.

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